Non parliamo più di Charlie Hebdo

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Non parliamo più di Charlie Hebdo

di Lucia Di Mauro

Napoli 03 settembre 2016

In merito alla vignetta di Charlie Hebdo, nonché sulla legittimità morale di tali pubblicazioni, ma anche su cosa fosse la satira e sul fino a che punto dovesse arrivare la libertà d’espressione, si è già ampiamente discusso in sede mediatica, per cui non credo di poter aggiungere nulla di significativo.

Vorrei, allora, spostare l’attenzione su un altro tipo di riflessione che prescinde dalla vignetta in sé. Il problema non è infatti soltanto il disegnino sacrilego (sbeffeggia la morte), ma il come ed il perché si pubblicano certe idiozie becere, stracolme di stupidità e luoghi comuni. Insomma mi chiedo: “Cosa è Charlie Hebdo e chi c’è dietro questo giornale?”

Charlie è un giornale liberal-libertario che viene propagandato come manifestazione della libertà d’espressione, ma diventato, di fatto, strumento dei forti poteri eurocentrici.

Ho osservato molte dei loro disegni: le campagne che promuovono sono ideologiche, su temi come la religione, l’omosessualità e un po’ di politica interna, mai che approfondissero i problemi dal punto di vista finanziario o, per dirla alla Povia, su “chi comanda il mondo”. Massoneria, potere bancario, illuminati sono termini sconosciuti alla “libera” satira di Charlie, d’altro canto non si può pretendere che i nostri si oppongano proprio a quei poteri che ne garantiscono l’esistenza.

La satira prende di mira il potere e i potenti, non le vittime di turno, non beffeggia chi non ha voce.

Charlie è il genio delle satire dei luoghi comuni contro i poveracci del mondo: i negri sono bingo bongo con l’anello al collo, l’italia è mafia e maccheroni, gli albanesi hanno l’aspetto di un gommone, ecc.

Charlie è osannato in Europa e negli USA, perché favorisce il sistema sociale che impera in queste regioni del mondo, massificando il pensiero della gente. Charlie è la libertà di satira più assoluta, asservita alla schiavitù delle idee, che non possono andare oltre un culo che prega o morti sfornati come lasagne, perché chi guarda deve fermarsi ai sentimenti d’indignazione che quei disegni generano, senza riuscire a comprendere la manipolazione mentale che si nasconde dietro una dissacrante e omologante libertà.

 

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