“Meridionalisti grillini???? Peggio dei napoletani juventini!!!!”

di Lucia Di Mauro

Napoli 30 maggio 2018

“Meridionalisti grillini???? Peggio dei napoletani juventini!!!!”

Tale perentorio giudizio ha risvegliato il mio apatico ed annoiato rimpallo tra una notizia politica e l’altra sui social e media vari.

Lo ammetto, mi sono sentita chiamata in causa perché anch’io ho seguito e supportato, nel mio piccolo, i pentastellati. Pensarmi poi in look a strisce bianco nere mi ha  legittimamente inorridito.

Scherzi a parte, mi sono seriamente chiesta: “Sono più ciò che ero? Credo che il M5s sia la “forza” che libererà il mezzogiorno? Comincio a “sentirmi” più italiana che duosiciliana? Comincio inconsapevolmente a deviare verso un giacobinismo borghese che spara sulla propria gente pur di arricchire il proprio orticello? Oppure sono un’illusa che segue ancora promesse neo garibaldine? Ho rinunciato alla mia identità di duosiciliana?”

Caso di coscienza, signori miei, da analizzare!

Al primo manifestarsi del movimento stellato nelle nostre zone, sentendo i comizi del loro garante super partes (ma non troppo), il grillo parlante mi sembrò avesse riacquistato la sua collodiana saggezza quando dai pulpiti di piazza parlò, unico tra i vari partiti politici a stampo nazionale, di Regno delle due Sicilie e di risorgimento controstorico.

Forse in quel frangente anch’io seguì per un attimo il miraggio d’un riscatto, sia pure proveniente dal nord. La mia visione, però, ebbe breve vita, poiché a farmi risvegliare dall’ipnosi ci pensò il nostro Gigi partenopeo che, dopo essersi riempito la bocca di temi identitari, filtrò senza vergogna con donna ‘Leonora.

Da allora in molti hanno strizzato l’occhio agli ideali duosiciliani, cercando, tra mille parole, di lasciare intendere che se fossero saliti al potere ci avrebbero dato giustizia, avrebbero raccontato la verità storica, avrebbero dato supporto e spazio al sud, avrebbero difeso le nostre terre invece d’accusarle.

Lo hanno fatto anche i grillini, tra gli altri, ma non credo tuttavia che questo sia stato il motivo della loro vittoria, quasi plebiscitaria, nel nostro meridione.

La ragione, infatti, risiede in altro. I partiti dell’establishment italiano, logori, degli intrallazzi e in alcuni casi della franca disonestà, non solo , ma soprattutto di un modus operandi nella gestione del potere con vecchie regole, impossibili da essere messe in discussione (come ad esempio il “ce lo chiede l’Europa”), soffocavano ogni speranza di cambiamento; dunque gli italiani tutti, nord e sud, hanno principalmente rinnegato il vecchio e preso poi ciò che il nuovo offriva. Ogni territorio, è lapalissiano, ha preferito ciò che sembrasse proteggerlo di più, per questo il sud ha scelto i 5 stelle, non potendosi riconoscere in una lega dal passato tanto marcatamente antimeridionale. Insomma, non è un problema di reddito di cittadinanza, d’immigrazione, di tasse ecc, ma, a mio modesto avviso, è semplicemente il desiderio di cercare una rappresentatività, qualcuno in cui riconoscersi.

Sento la vostra obbiezione:”Noi siamo meridionalisti, abbiamo ben chiara la nostra identità ed è in quella che ci riconosciamo. Quindi le “cose” italiane non ci riguardano, noi non andiamo a votare.”

Lodevole espressione di vero amore patrio, ma, ricordo, che il nostro Regno oramai è inglobato nel sistema italiano e lo è come colonia interna, dunque sarà il primo a pagare il prezzo di un Italia in deficit. Il risultato sarà l’abbandono.

Riporto un colloquio che ebbi con una signora intelligente e colta, nata dalle nostre parti ma ormai residente al nord. Alle mie idee d’autonomia rispose: “Si, cara Lucia, ma io ormai ho mio genero che è di qui, i miei nipoti sono nati qui, come posso accettare i tuoi discorsi?”

Già, infatti è la nostra gente che viene “assorbita” altrove e non il viceversa.

Il sud lasciato a se stesso si impoverirà e si desertificherà.

La disperazione non conduce alla rabbia ma all”io speriamo che me la cavo”. La rabbia è un lusso che non sempre ci si può permettere; per noi, però, c’è ancora una possibilità.

Il nostro popolo, non solo, è oggi vivo ma possiede anche un’unica anima, e lo ha dimostrato con la compattezza manifestata il 4 marzo. In attesa di strapparlo da mani straniere, prendiamocene cura come possiamo!

Due Sicilie vivat semper!