Francesco Fontana: il cartografo del cielo.

A Napoli nessuna strada porta il suo nome, mentre su Marte vi è un cratere a lui dedicato, sono le parole pronunciate da Massimo Della Valle, direttore dell’Osservatorio astronomico di Capodimonte nel 2016, in riferimento allo scienziato seicentesco Francesco Fontana.

Ma chi è costui?

Pochi napoletani lo conoscono perché, purtroppo, alla bella Partenope, pur non essendo mancati figli illustri, è stato imposto di dimenticarli per far posto a falsi eroi, suoi carnefici; la toponomastica cittadina, come giustamente sottolinea il Della Valle, è una prova di ciò.

Francesco Fontana nasce a Napoli nel 1585, si laurea in legge presso l’università Federico II, entro il 1610. Ben presto però decide di seguire la sua vera inclinazione, ovvero gli studi di matematica e astronomia: “Ci sono più cose giuste in cielo che in una sentenza sulla terra”, pare abbia affermato.

Fontana diventa celebre tra i suoi contemporanei per l’invenzione dei cannocchiali kepleriani (a oculare convesso) che, sebbene capovolgessero l’immagine, risultavano più potenti di quelli galileiani (a oculare concavo).

Inoltre concepisce il menisco ottico con la possibilità di costruire telescopi lunghi fino a 13 metri, anticipando di molti anni la fase dei lunghi telescopi di Hevelius.

Sfruttando questi strumenti Francesco inizia a costruire cannocchiali e lenti per le corti di tutta Europa, e a disegnare tutto ciò che era in grado di vedere.

Grazie ai suoi telescopi lo scienziato riesce a disegnare una carta della Luna molto particolareggiata, tanto che è il primo ad osservare i crateri maggiori con la caratteristica raggiera. Per primo, inoltre, riesce a rilevare il bordo irregolare della Luna.

 

Tra il 1630 ed il 1650 si dedica allo studio del pianeta rosso, del quale realizza il primo disegno nel 1636. Di Marte coglie anche la rotazione e le varie fasi parziali (visibili se osservato in quadratura).

Tra le scoperte di Francesco Fontana si annoverano le fasi di Mercurio e il fatto che sia Marte che Giove ruotino su se stessi. Si tratta di informazioni non di poco conto, dato che hanno posto le prime basi sul dubbio dell’esistenza della sfera celeste tolemaica.

Scrive le Novae Coelestium Terrestriumque Rerum Observationes, un volume dove sono presentate tutte le sue osservazioni della Luna fatte dal 1629 fino al 1645, delle fasce scorte sul disco di Giove, delle strane apparenze di Saturno nonché delle stelle della Via Lattea.

Nel luglio 1656 muore di peste a Napoli, insieme con tutta la numerosa famiglia.

A Francesco Fontana sono stati intitolati due crateri:

  • il cratere Fontana sulla Luna
  • il cratere Fontana di 80 km di diametro su Marte

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