Findus al batterio killer e Due Sicilie.

di Lucia Di Mauro

Napoli, 16 luglio 2018

Area ad alto rischio non consente la coltivazione di (prodotti della) Findus

Vi ricordate i titoli dei giornali di qualche anno fa: ” Findus non compra più frutta e ortaggi nell’area del meridione italiano”? Diciamo la verità: quanti di noi, da quel popolo colonia ben indottrinato che siamo, pensarono allora: ”Beh, in fondo è questione di scrupolosità nel loro lavoro, magari non sanno che le zone interessate sono poche e non estese. Vogliono tutelare la nostra salute. Eh, le aziende del nord (europa, in questo caso), sono molto serie!”

Così un paio di giorni fa mentre mi accingevo ad infornare i famosi bastoncini del nostromo, sperando in una cena veloce e comunque “sicura”, dal video qualcuno decide di rovinarmi il pasto raccontandomi che alcuni prodotti surgelati di marche varie, tra cui la findus, sono stati tolti dal commercio perché contaminati da un batterio dal nome non memorizzabile ma certamente molto pericoloso, visto che è causa nientemeno della meningite.

Cosa è cambiato in pochi anni? Sostanzialmente nulla, la findus è dislocata, oggi come allora e come molte altre multinazionali, in molteplici paesi nel mondo che consentono di produrre a basso costo anche a discapito della “sicurezza” delle merci che realizzano; ieri, come oggi, alla findus si produce nello stesso modo, non c’è attualmente minor o maggior attenzione alla sicurezza di quanto ce ne fosse in passato.

Quando, infatti, la multinazionale di origini svedesi mise in atto la campagna pubblicitaria contro le nostre terre fu sostanzialmente per un fine propagandistico, nel senso che data la grande risonanza mondiale del problema della terra dei fuochi, i grandi consulenti d’immagine della nota azienda surgelatrice pensarono che associando ma ponendo altresì in contrapposizione il loro marchio a qualcosa di altrettanto famoso ma evocante l’idea di contaminato e pericoloso, si sarebbe interiorizzata nelle menti dei consumatori un’immagine della loro impresa come di un’azienda espressione dell’opposto, dell’opposto di inquinato e nocivo per la salute, insomma. Dunque, in tal modo, la Findus avrebbe rafforzato la sua rinomanza positiva semplicemente dicendo. “Ecco noi non siamo come loro, non siamo come la terra dei fuochi”. Una sorta di memorizzazione inconsapevole per antitesi, che però includeva lo sfruttamento d’un nome unico al mondo, d’una storia gloriosa, d’una tradizione culturale radicata in ogni parte della terra, in una parola delle Due Sicilie.

In tanti hanno usato (usare è l’unico termine appropriato, a mio avviso) la conoscenza che nel mondo, dalla Cina alle Americhe, era ed è diffusa delle nostre terre, della sua gente e della sua cultura, per sfruttarla in positivo o in negativo che sia.

Questo accade quando una nota azienda produttrice di salse inventa un’immagine per la vendita della propria merce dove vengono sottolineate le aree geografiche i cui dichiara di non acquistare la sua materia prima, oppure quando per rilanciare il turismo in Veneto si ricorre alla slogan “Qui non siamo a Napoli”, ma anche quando in un famoso spot viene scelta come base musicale “O sole mio e si parla di “sapori” siciliani, napoletani, mediterranei persino (perché spesso nel mondo esiste l’equazione mediterraneo uguale mezzogiorno italiano)

Cara Findus , come vedi, la verità emerge sempre, alcune volte quando è troppo tardi, ma non sarà così per noi, perché il nostro nome vale molto, spiacente ma vale più del tuo anche nella qualità dei nostri prodotti; forse siamo soltanto ancora noi stessi che dobbiamo convincercene ed esserne orgogliosi.

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